L’ascolto del bisogno per lo sviluppo delle autonomie: assumersi il rischio educativo

Per un momento vi chiederei di seguire semplicemente un percorso mentale logico, senza attivare pregiudizi e ostacoli preconcetti.

 

Allora: andare in auto è certamente una delle situazioni più pericolose nella vita di un essere umano che vive in società industrializzate. Lo dicono le statistiche. Vi è venuto mai in mente di evitare di andare in auto, anzi proprio di abolire i viaggi in auto per evitare il rischio? Immagino che molti direbbero di no, che non si può e che bisogna comportarsi in modo sicuro sulle strade, per abbassare le possibilità, ma che un po’ di rischio esiste e bisogna essere capaci di affrontarlo, pena l’essere un po’ “fuori dal mondo” e comunque  perdersi anche importanti opportunità, come ad esempio raggiungere località riservate o avvicinarsi a panorami mozzafiato.

 

Fare un po’ di sport e di attività fisica è determinante per la nostra salute. Lo dicono i medici e i risultati delle  ricerche. Perciò cerchiamo di correre e fare un po’ di jogging appena possibile, andiamo in palestra e sollevare pesi e a salire sugli attrezzi, saltiamo a ritmo di musica. E sudiamo. E come sudiamo! Vi è venuto mai in mente di provare a non sudare mentre fate attività fisica? Penso di no, anzi di norma è quel che ci aspettiamo. Pensiamo che sudare ci faccia persino bene e che ci aiuti a eliminare tossine che la vita sedentaria fa accumulare nel nostro corpo. Poi ci si dà un’asciugata, si fa una doccia e via! Non è così?

 

Andiamo a sciare in montagna appena possibile. Che bello, non aspettiamo altro che scendere giù velocemente da una pista. Penso che mentre scendete e sentite l’aria fresca e pungente sul quel po’ di corpo esposto, godete della sensazione di sfrecciare nel bianco e non vi dite: “Rallenta, è pericoloso”, “Rallenta, che poi sudi”. Il divertimento consiste nel lasciarsi andare a godere della situazione. Sì, un po’ di rischio di farsi male c’è, ma il gioco vale la candela e i benefici ci fanno andar oltre i timori. E per fortuna!

 

Certo, rischiamo un po’ di più che a stare a casa a vedere la tivù, ma chi rinuncerebbe a queste e altre meravigliose delizie della vita? A conti fatti e con le dovute accortezze, consapevolmente o no, ci regaliamo attimi di gioia, di profondità, di conoscenza del mondo e di noi stessi, di sviluppo delle conoscenze e delle competenze in modi piacevoli e stimolanti.

 

Ora ascoltatevi come genitori nei confronti dei vostri figli: quanti “non correre”? Quanti “non sudare”?
Quanti “non muoverti di qui”? Quanti “non andare di là”? Quanti “non arrampicarti su”? Quanti “non saltare”? “Non ti allontanare”? “Scendi immediatamente”! “Torna subito indietro”! Insomma che mondo facciamo vivere ai bambini e alle bambine, che deve stare tutto contenuto al più nel cerchio entro il quale arrivano le mani di un adulto, per poterli proteggere da qualsiasi rischio e senza dar loro strumenti per poterlo eventualmente calcolare?

 

Pensiamo forse che colorare fiocchi di neve su un foglio abbia lo stesso impatto che camminare in mezzo a un manto candido? Pensiamo che fare un albero con le costruzioni abbia lo stesso potere conoscitivo penetrante di salire all’interno della sua chioma? Crediamo fortemente che incollare sassolini di plastica su un sentiero disegnato equivalga ad averlo percorso trotterellando? E che si abbiano la stessa soddisfazione e divertimento a guardare un formicaio all’opera su un prato o su un tablet?

 

Proviamo ad allargarlo, il mondo a disposizione dell’esplorazione e della conoscenza dei bambini e delle bambine, portando almeno a livello degli occhi il cerchio della vigilanza. Cioè, diamo il permesso di esplorare e di sperimentare tutto (o quasi) quel che è a disposizione nei luoghi diciamo semi-protetti di cui possiamo approfittare (il giardino condominiale o il parchetto del quartiere, un pratone o le ampie aiuole lungo la ciclabile) perché “non ti perdo d’occhio un istante”.

 

Modifichiamo i nostri “non” in proposte, che aiutino il bambino e la bambina a non aver timore del mondo, a saperlo osservare per discernere i pericoli, a sapersi analizzare per comprendere se possono fare da soli o
hanno bisogno di un supporto.

 

Quindi:

    • “sì, può capitare di farsi male arrampicandosi su un albero. Provvederemo, se succede, con un po’ di
      coccole e del disinfettante” (prima le coccole, poi il disinfettante!);
    • “è vero, se corri sudi, ma abbiamo un fazzolettino e una maglietta di ricambio con noi, in men che non si
      dica sarai di nuovo asciutto/a”;
    • “prova a salire e a venire giù dallo scivolo, fallo tante volte finché ne avrai voglia. Io sono sulla panchina che
      ti guardo e se hai bisogno di me, chiama”;
    • “salta, salta e salta ancora. C’è tutta la notte poi per riposare!”;
    • “lo so che quella pozzanghera ti attrae. Guarda, facciamo così, ti metto dei sacchettini legati alle scarpe così
      non si rovinano. Finché resistono, si può fare. E la prossima volta verremo attrezzati con degli stivaletti di
      gomma”;
    • “dentro a questa piazza non ci sono pericoli per i bambini e le bambine. Puoi godertela in lungo e in largo.
      Io sono qui e ti aspetto, mentre vigilo su di te”;
    • “ti ho portato questo sacchettino per mettere le foglie, le pigne e i sassolini che tanto ti piace raccogliere. Quando avrai finito la raccolta, ci daremo una bella lavata alle mani”;
    • “puoi percorrere questo vialetto tutte le volte che vuoi, bada solo a questo punto, vedi che è un po’ rotto e
      ripido?”;
    • …. e così via.

Se non ci sono motivi seri per doverlo evitare, come ad esempio malattie gravi, perché privare i bambini e le bambine di quel piacere, di quel divertimento, di quell’esperienza meravigliosa, di quei giochi che valgono la candela?
Senza contare che quei giochi sono il motore stesso dello sviluppo infantile, che creano le basi per le relazioni di fiducia, che inseriscono preziosi pezzi della conoscenza in costruzione, che allenano il sistema delle percezioni ancora in divenire, che strutturano la coordinazione motoria, che impostano i processi cognitivi e molto altro ancora.

 

I rischi sono sempre presenti nella vita di un essere umano, non si annullano mai e come tali possono solo essere affrontati, ma per farlo bisogna riconoscerli e saper mettere in campo strategie di soluzione. Non serve quindi (iper)proteggere i bambini e le bambine evitando loro tutta una serie di cose che riteniamo (a volte anche erroneamente) rischiose, perché in tal modo li priviamo sia dei contenuti dell’esplorazione, sia delle modalità di analisi della situazione, sia dell’ideazione di strategie di risoluzione dei problemi. Con il risultato che spesso, alla prima occasione, si mettono essi stessi in pericolo spinti dalla naturale curiosità e dal desiderio di esplorazione, non appena giriamo lo sguardo. Questo accade perché l’adulto è percepito più come un censore che come una guida, per cui si può approfittare di un attimo di disattenzione per farla franca.

 

C’è da farci un pensiero seriamente a queste cose e da provare a sospendere qualche propria resistenza
mentale. Può essere il compito genitoriale per il nuovo anno.

 

di Paola Nicolini
Docente di Psicologia dello sviluppo e Psicologia dell’educazione
Università di Macerata
paola.nicolini@unimc.it

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