“Nonna disse che tutti i Cherokee avevano il loro posto segreto. […] Secondo lei in pratica ognuno aveva un suo posto segreto, anche se non poteva esserne certa dal momento che non faceva mai domande in merito. Non era necessario, spiegò. E ciò mi persuase che averlo era una buona cosa.”
[Forrester Carter, Piccolo Albero, Salani Editore, 2010]
Quando i bambini ne hanno la possibilità subito si cimentano nella costruzione di tane, ripari, capanne. Nel nostro spazio – a La yurta nel bosco (nel Novarese, ndr) – utilizzano le vecchie ceppaie di castagno e i tanti rami che nell’inverno cadono e vengono accatastati per tenere in ordine il bosco.
Agli orti di Via Siderno (Milano, ndr), proprio in questi giorni, i piccoli della Giocomotiva di Via Zocchi hanno utilizzato i legni della potatura degli alberi da frutto che nonno Sandro aveva ordinatamente accatastato sul piazzale.
Costruire un rifugio, insomma, è un atto istintivo. Un gioco semplice, ma per nulla banale. Risponde in realtà a profonde necessità psicopedagogiche: libertà, autonomia, possibilità di sperimentare la propria individualità… Dalle molte osservazioni di questi anni di lavoro all’aria aperta abbiamo riassunto qui di seguito almeno 6 validi motivi per lasciare liberi i bambini di costruire il loro riparo.
-
- Costruire ripari alimenta la creatività: i bambini immaginano il loro spazio, la loro casa e poi lavorano per raggiungere questo obiettivo.
- Costruire ripari rinforza l’autonomia: il riparo lo si costruisce per starci da soli, con gli amici, per vivere attimi di indipendenza e autonoma gestione del proprio spazio, lontano dallo sguardo adulto.
- Costruire ripari incoraggia il problem solving: non sempre i legni hanno pesi e lunghezze corretti per poter stare in piedi. I bambini osservano il bosco cercando soluzioni alternative al progetto iniziale. Imparano anche ad accettare il fallimento, la frustrazione di non riuscire subito a realizzare il loro progetto. Ma la motivazione è talmente grande, che poi ripartono con nuove e più efficaci soluzioni.
- Costruire ripari rinforza l’autostima: è un’avventura grande, costruire da zero una casa. Per tutti lo è! E ogni giorno i bambini pensano a come poter migliorare il loro posto segreto e ne sono profondamente orgogliosi!
- Costruire ripari crea una squadra: qualcuno decide di iniziare in autonomia la sua avventura, ma quasi mai arriva in fondo da solo. La costruzione di un riparo è un’operazione più complessa di quello che sembra e necessita dell’aiuto fisico e dei talenti di diversi bambini. Per questo diventa subito un gioco di squadra, con suddivisione di ruoli e organizzazione interna.
- Costruire ripari rinforza l’acquisizione di un modello: a furia di provare e riprovare, i bambini comprendono cosa funziona meglio e cosa non va bene e diventano sempre più abili nel gestire la costruzione.
E se si è al chiuso, in sezione o in casa? Può bastare anche solo un tavolo, qualche sedia e una lunga tovaglia.
Oppure possiamo preparare per loro un setting più complesso e metaforico. Una ciotola di legno e materiali naturali (pigne, legnetti, foglie secche, sassi, ghiande, fili e lana cardata) danno vita in poco tempo a dei meravigliosi “nidi”. Uno diverso dall’altro, ognuno rappresentazione del proprio mondo interno, della propria famiglia, del proprio stato d’animo. Generose e meravigliose opere d’arte!
di Francesca Lanocita
Francesca Lanocita laureata in lettere moderne, un passato da pubblicitario, è oggi maestra di bosco e contadina. Ha fondato assieme a Mara Guasco e Paolo Santori nel 2012 l’associazione La yurta nel bosco, per la quale si occupa del coordinamento, dell’approfondimento pedagogico, della comunicazione e dell’organizzazione delle attività per famiglie, educatori, i maestri e scuole.