Io e te. Questo è il “titolo” che abbiamo dato al fil rouge dell’anno 2019/2020. Ci stava a cuore infatti portare alla luce come il processo identitario di ognuno di noi ci porti a relazionarci inevitabilmente con l’altro e con il mondo, oltre che con noi stessi.
L’identità si costruisce anche tramite la comunicazione: noi diventiamo ciò che siamo perché prendiamo decisioni, perché reagiamo alle situazioni scegliendo di dire sì o di dire no e perché facciamo domande. I bambini hanno cuore e testa pieni di grandi quesiti e l’intelligenza esistenziale porta in evidenza proprio questo: l’esigenza di ragionare e comprendere sia le piccole problematiche quotidiane che le grandi tematiche universali.
Perché esisto? Per cosa esisto? Che cosa posso fare per stare bene con me stesso e con gli altri? Cosa mi rende speciale e mi contraddistingue? Tutto ciò con cui interagiamo crea un mondo di relazioni che, se curate e custodite, possono creare una bellissima armonia. Per questo conoscere se stessi, interrogandosi con consapevolezza, crediamo che permetta di stare bene anche con il mondo che ci circonda.
L’ALVEARE DEI TALENTI – Questo mese ci piacerebbe raccontarvi una particolare esperienza che riguarda proprio tutto questo: l’abbiamo chiamata “L’alveare dei talenti”. Riprendendo un’attività (“Il ponte dei talenti”) condotta da una delle nostre coordinatrici (Barbara Premoli) durante la formazione augustina dedicata a tutte le educatrici e gli educatori della Giocomotiva, abbiamo deciso di proporre ai bambini della scuola dell’infanzia di via Zocchi una situazione di partenza molto simile. Ognuno ha preso un foglio (il suo pezzetto di alveare) dove ha incollato, all’interno di un piccolo riquadro, la propria foto per osservare poi che, nello spazio rimanente, c’erano due grossi rettangoli: uno rosso dentro il quale ognuno ha scritto tre cose che sa fare molto bene e uno verde dove gli amici scriveranno dei pensieri belli per noi individuando le cose che, dal loro punto di vista, ci rendono unici e speciali.
La cosa bellissima è stata che nessuno di loro ha verbalizzato ciò che è ma ciò che sa fare. E l’obiettivo per noi era proprio questo: cercare di non darsi e di non dare etichette (che ci vanno a segnare positivamente o negativamente) ma di valorizzare tutto il bello e il buono che ciascuno ha dentro di sé.
Insieme abbiamo poi anche giocato a costruire con alcune corde un grande alveare dove dentro abbiamo posizionato tutti i nostri disegni: è stato incredibile vedere quanto ci rappresentassero! Da questo momento chiunque poteva passare e lasciare un bel pensiero per un amico all’interno del rettangolo verde.
C’è chi ha scelto di colorare, chi di lasciare una parola o un pensiero! L’importante era che riguardasse qualcosa che quell’amico sa fare bene e che a noi piace tanto: questo ci ha portato, dopo aver conosciuto noi stessi un po’ più a
fondo, ad interrogarci anche sull’altro e su valore che ha per noi.
Siamo tornati a casa con gli occhi pieni di bellezza e con il cuore carico di nuove consapevolezze: i bambini ci insegnano a guardarci nel modo migliore. Per noi “grandi” era stato così difficile trovare quelle tre cose speciali che sappiamo fare, eppure per i bimbi è risultata subito la cosa più naturale del mondo! Ancora una volta, ritorna l’importanza del sapersi guardare, amare e interrogare con gli occhi dei “piccoli”.
a cura di Fracesca Rivieri
educatrice della Giocomotiva