La creatività nasce dalla conoscenza. È la capacità di dare un’interpretazione personale di qualcosa che hai acquisito.
Chi non si è mai chiesto, visitando una mostra, che cosa volesse rappresentare quel pittore con quella tela tutta rossa o con quel taglio che rompe la tela a metà?
L’interpretazione soggettiva di un’opera d’arte è un atto creativo che viene dalla nostra conoscenza.
L’artista dadaista Duchamp con le sue opere ci comunica che nella nostra vita noi siamo profondamente anestetizzati dalle cose più semplici e gli oggetti che utilizziamo ogni giorno non li vediamo più. Duchamp con le sue opere fa un’operazione estetica: risveglia in noi la possibilità di vedere un comune oggetto svincolato dal suo significato ed improvvisamente ci permette di vedere questo oggetto in maniera diversa.
L’estetica/o, dal greco “dal gr. αἰσϑητικός «che concerne la sensazione, il sentire» è l’opposto di anestetico quindi il non sentire.
Duchamp mettendo i baffi alla Gioconda per esempio, ci vuole comunicare che ormai anche le opere d’arte le utilizziamo come oggetti, in quanto noi adulti siamo così abituati a vedere certe opere d’arte che per noi diventano stereotipi, quasi rassicuranti.
Mettendo i baffi alla Gioconda l’artista ci dice: vogliamo rivederla quest’opera d’arte?!
Man Ray, come Duchamp, attraverso il ready-made ci permette di vedere il quotidiano come qualcosa di straordinario. Una delle sue opere è una baguette blu; egli infatti dipinge una semplice baguette di blu e la intitola Blue bred ‘Favourite food for blue birds‘. La baguette è il comunissimo pane francese che essendo così comune ormai i francesi non la vedono più.
Il gioco di modificare la collocazione di un oggetto e quindi modificarne l’identità è un’operazione molto importante che spesso fanno i bambini molto spontaneamente. Anche il cambio di nome che spesso ne consegue consiste nell’attribuzione di una nuova identità a quell’oggetto.
Quante volte abbiamo visto un bambino trasformare uno scolapasta in un elmetto?
Un giorno rimasi particolarmente stupita dal racconto di una mia insegnante che mi raccontò di come un bambino aveva trasformato un ombrello mettendoci in cima uno scolapasta e facendolo diventare un colapioggia, un’azione così semplice, così straordinaria che ancora oggi mi balza per la testa ogni volta che vedo uno scolapasta!
Gli artisti si impegnano a guardare le cose in modo diverso e a dare agli altri la propria interpretazione. Questo atto estremamente creativo e molto difficile per noi adulti, viene compiuto dai bambini in maniera molto spontanea.
L’incontro tra il bambino e l’educazione artistica in età prescolare ha la finalità di avvicinare il bambino all’arte, in maniera anche fisica, attraverso la stimolazione dei cinque sensi, coinvolgendolo in esperienze estetiche pensate come pre-testo per stimolare il bambino alla conoscenza di sé e del mondo che lo circonda.
Le esperienze artistiche proposte in età prescolare “presentano” strumenti e tecniche artistiche, conducono e stimolano il bambino a sperimentare e a rielaborare tutte le conoscenze acquisite in maniera unica e personale. Un accorgimento importante, oltre agli strumenti, sono gli allestimenti che devono creare stupore e stimolare la fantasia del bambino.
Io come artista terapista e atelierista mi sento di trasmettere la conoscenza, di dare gli strumenti, gli oggetti e di creare contesti favorevoli all’esplorazione per lasciare lo spazio ai bambini di esplorare, di creare nuove identità, di stravolgere le funzioni degli oggetti, di abbandonare la funzione originaria e di trovarne una straordinaria. A loro lo spazio e il tempo di stupirsi e stupirci, di interrogarsi e di cambiare il modo di vedere le cose.
Solo così potranno crescere adulti pensanti e consapevoli.
di Sofia Pozzato
artista terapista e atelierista
dal 2018 parte del team Giocomotiva